Accordo siglato tra Airbnb (il portale che gestisce gran parte degli affitti brevi) e il Fisco: pagherà 576 milioni per le omesse ritenute del 21% che avrebbe dovuto effetuare sulle transazioni tra host (i proprietari) e i turisti nel periodo 2017-2021. Quindi nessun rischio per i proprietari che non si sono preoccupati di pagare la cedolare secca in quel periodo, nella convinzione che lo avrebbe fatto il portale.
Ad annunciarlo l’agenzia delle Entrate, mentre Airbnb ha comunicato ufficialmente che non cercherà di rivalersi sugli host (anche perché le commissioni incassate a suo tempo coproni abbondantemente la perdita).
Il nodo del 2022 e le soluzioni possibili
Resta il nodo del periodo 2022-2023, per il quale Airbnb sta ancora trattando. Ma i proprietari che non hanno versato la cedolare (e che non hanno fiducia nella possibilità che non ci sian alcuna conseguenza dopo l’eventuale accordo) possono però autonomamente regolarizzarsi entro il 28 febbraio 2024 utilizzando il ravvedimento operoso, pagando cioè con F24 la cedolare omessa e gli interessi del 5% annuo e la sanzione dall’1,67% (se il ritardo non supera i 90 giorni) in su. Mentre per il 2023 c’è tempo sino alla prossima dichiarazione dei redditi.
Saverio Fossati
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